Seguimi, lettore!
sia recisa la lingua infame al mentitore che ha negato l'esistenza
di un amore autentico, fedele sulla terra!


Segui me , mio lettore, soltanto me, e ti mostrerò un simile amore


. . .


Barbara vi racconta Barbara


Disclaimer:
il post che vi apprestate a leggere è una versione rivista e ampliata di questo.
(questo colore è un link, cliccalo)
Qui ho sistemato, corretto e aggiunto qualcosa.
Qui ci sono io, nuda et cruda. 







Non sono mai stata puntuale in vita mia, figuriamoci in anticipo, eppure trent'anni fa ero attesa intorno al 2 luglio, ma ero così impaziente di venire al mondo che sono nata il 25 giugno, nel pomeriggio.


Cominciando dalle cose serie..
Sono un Cancro ascendente Scorpione, dicono che l'ascendente influenzi il comportamento esteriore di una persona e diventi preponderante dopo i 30 anni. Da domani confido in un ulteriore set di zampine, esoscheletro, pedipalpi -le pinze-, coda e telson -caratteristica punta con annessa ghiandola velenifera- in aggiunta al carapace e alle già brevettate pinze di granchio.
Praticamente inespugnabile e invincibile, tranne se messa a panza all'aria.

Dicono anche che il cancro sia un segno capriccioso ma dolce, con un lato evidente, conosciuto e un lato selvaggio e nascosto. Dicono che sia un tenerone.. Io penso di appartenere alla categoria a cui appartenevano Giulio Cesare ed Enrico VIII, che non avevano la fama di essere particolarmente teneri.. Ma poi magari sbaglio..

Tema natale
Ho sempre avuto una personalità molto solare  e ricca di energia, ma anche lunatica e scontrosa, dura fuori e morbidosa dentro, in fondo, molto in fondo, quasi a non volerlo ammettere, perché ci si rimette soltanto mostrandosi teneri.. Però sono certa di avere un lato dolce, affettuoso, molto caloroso e disponibile, da qualche parte..
Non mi reputo una persona fragile -pur essendolo stata a lungo- ma ho miei punti deboli.
Sono emotiva, selvatica, permalosa e aggressiva, soprattutto per compensare i presunti torti subiti; mi reputo intelligente, razionale, ma non sempre: in momenti che per i più sarebbero critici riesco a mantenere la lucidità, poi mi perdo in un bicchiere d'acqua nelle facili circostanze. Direi che amo l'amore in ogni sua manifestazione. Anche fisica, per la quale non esiste una precisa distinzione tra amore e sesso, perché ogni volta è La Volta -e perché non mi ricordo cosa si provi a fare l'amore-.
Non mi considero una ragazza appiccicosa, capricciosa, non credo di pretendere troppe attenzioni, neanche di avere l'atteggiamento della chioccia; Ecclesia libera in libera Patria.

Tuttavia sono l'incoerenza fatta persona.

Ho la sacrosanta paura di soffrire ergo sono campionessa di distacco e freddezza -vera o presunta- salvo poi pentirmene, sentendomi in colpa per aver fatto allontanare qualcuno, o esplodere, sentendomi in colpa per aver ferito e fatto allontanare qualcuno.


Mia madre temeva e teme che io da un momento all'altro possa conoscere qualcuno, buttare tutto all'aria e fuggire per amore. Sarebbe il sogno romantico della vita che si avvera.
Temeva che lo avrei fatto col mio ex, ma lui non era la persona giusta per una simile follia, teme molto di più adesso perché potrei farlo da un momento all'altro e chissà con chi!
I polentoni sono persone strane e pericolose!

Questo è quanto io vedo da dentro, ma si sa che non siamo ciò che vediamo di noi stessi.


Non vado matta per:
il cinema, se ci vado è più per la compagnia che per il film in sé, la lirica che trovo un po' noiosa -tranne Pavarotti, lui è bravissimo-, la prima volta con un ragazzo nuovo, i baci mollicci sul collo, le troppe coccole, le persone melense, i comportamenti irruenti di chi spara tutto in faccia senza filtro, le critiche.

.. invece
Mi piace il teatro, la musica, il balletto, le sinfonie, la lettura, i gialli tipo CSI, i film horror, ma solo quelli con i fantasmi e gli horror psicologici, i thriller, i film in bianco e nero, l'odore di terra bagnata, camminare nel bosco, distendermi al parco, le serate con gli amici a casa, le cose tranquille, quando preparo la pizza, il romanticismo, i baci focosi sul collo, i morsi che lasciano il segno, il segno lasciato dai morsi. Fare i dolci quando sono triste, il contatto fisico un po' ruvido e non troppo delicato, le piccolezze di cui ti accorgi dopo un po', il nodo allo stomaco quando brancolo nell'incertezza ma è tutto ancora possibile, le dita che si intrecciano, il sesso riparatore, il sesso fatto bene con trasposto, quando ti dimentichi chi sei e da dove vieni ma sei solo qui e ora, perché è l'unica cosa che in quel momento importa, condividere i segreti, scoprire i meandri più torbidi e le paure dopo aver fatto l'amore, chi mi fa provare quello che ho appena scritto, gli attimi di pura spontaneità, quando vado a mare fare il morto a galla o fare la bella Sirenetta tra le onde.
Le persone mutevoli, ma fedeli a sé stesse nel profondo -anche se mi destabilizzano-.
Mi piace la pizza e voglio la pace nel mondo (ma solo dopo aver fatto la guerra e l'amore riappacificatore).


ma anche
quando non ci si pone il problema di quello che si fa, se il sesso o l'amore perché in sostanza è la stessa cosa, almeno in camera da letto, nuotare per smaltire lo stress, le serate in discoteca, pogare fino a non sentirsi più o piedi, limonare gli sconosciuti, potermi esprimere liberamente, flirtare come se non ci fosse un domani, prendersi sonore sbronze durante le feste, ridere da sbronza, fare l'amore completamente ubriaca tanto da non ricordare niente l'indomani, ballare, fare sogni improbabili su situazioni impossibili, sentirmi innamorata, sentirmi coinvolta, scoprire la delicatezza dietro l'inaccessibilità -è qualcosa di cui avere cura e rispettare-. Le amicizie che mi porto nel cuore.
Lasciare che le cose scorrano libere, informi, perché qualunque cosa diventino, lo diventeranno naturalmente e senza costrizioni e forzature, lasciando all'intuito e alla comprensione di ognuno la scoperta dell'epilogo.
Nell'ebbrezza si prova lo stesso senso di libertà e totale coinvolgimento che si prova quando si è con qualcuno qui e ora a fare del buon amore: ci si dimentica di tutto quello che è stato, di quello che si è, ci si spoglia delle maschere, si abbandonano le colpe, si è liberi.
(tuttavia nell'amore il senso di liberà permane almeno finché c'è il sentimento, in più è gratis, quindi lo preferisco alle sbronze)


Detesto
i ragni, perdere, avere torto, l'atteggiamento di chi mi limita e mi comprime pretendendo di dare forma a qualcosa che forma non ha, chi ha bisogno di incasellare tutto per tenere sotto controllo le cose, chi pretende di "gestire" -parolaccia immonda- la propria interiorità, e ancora di più chi pretende di gestire la mia, l'atteggiamento di chi pretende di pensare al posto mio desumendo conclusioni errate, le persone asfissianti, quelle rigide e monotone, la freddezza, le bugie, le omissioni, i piccoli e i grandi ricatti morali, chi non esterna le proprie emozioni, i comportamenti villani e vigliacchi, chi vuole averla sempre vinta, chi vive nel passato, chi ha paura di staccarsene, chi si piange addosso, chi rimesta sempre nelle stesse storie, con le stesse persone, non sopporto un sacco di cose ma anche me stessa quando esagero, quando penso di non valere abbastanza, quando mi sento debole, quando non capisco le cose o le persone. La mentalità paesana, la competizione femminile da pollaio, le oche e le galline annesse e per par condicio anche le gatte morte. quelli che razzolano nei pollai.. che in sostanza sono polli e si faranno spennare. In mezzo a questa gente:

coccodè

Sia chiaro al Lettore che non mi reputo superiore alle altre -invece sì, certune mi fanno vergognare di essere femmina-, ma so di esse più matura, so di essere una Donna e non ragazzina, non mi sono mai attaccata alle stronzate, non mi piace rimestare nel guano e anche  avevo l'età per concedermi di essere immatura, di attaccarmi alle stronzate prive di senso e fare tutte queste cretinate, me ne guardavo bene dall'invischiarmi.




Fritto misto..
Questo è un modello simile al mio ^__^
...Quando avevo due anni e mezzo, mi è stata diagnosticata una osteocondrosi all'anca sinistra, ho portato un tutore per  3 anni a causa del quale non potevo correre, non potevo indossare i pantaloni, camminavo a gambe divaricate dondolando a destra e a sinistra, ma non potevo camminare senza -altrimenti erano dolori-. Mia madre non mi ha cresciuta come un'handicappata e non ho mai patito la differenza tra me e gli altri bambini.
Ero una bambina affettuosissima, dolcissima, molto vivace e creativa. 
Quando tolsi il tutore studiai danza classica per due anni, poi lasciai la danza e continuai con la piscina. 
Ho imparato a nuotare prima ancora che a camminare con le mie sole gambe.
Il mio primo giorno in piscina è significativo per capire la mia indole più profonda: io non mollo mai.
Eravamo 5 o 6 bimbi in fila appollaiati al muretto (ancora di salvezza per chi non sa nuotare o è  ancora incerto), l'istruttore in vasca ci staccava dal bordo uno alla volta e lasciava che nuotassimo a cagnolino per tornare in dietro, tutto bene finché non fece eseguire l'esercizio a me che non riuscivo a fare forza sulle braccia, andavo a fondo, non avevo fiducia, avevo paura, bevevo e mi sono aggrappata alla prima cosa che ho avuto sottomano: una mia compagnetta. Siamo andate sott'acqua insieme, abbiamo bevuto e ci siamo spaventate moltissimo, il maestro mi ha rimproverato tantissimo, ero vergognata, impaurita, mi sentivo in colpa per aver fatto male alla compagna e piangevamo tutte e due disperatamente. ORRENDO.
Eppure un anno dopo, quello stesso istruttore, propose ai miei di iscrivermi nella squadra di agonistica, perché avevo un senso dell'acquaticità notevolmente sviluppato rispetto ai miei coetanei.
In altre parole, non appena mi tuffavo diventavo incontenibile e mentre lui spiegava gli esercizi io giocavo, per i cazzi miei, sott'acqua.
Tutto il tempo.

Qualche anno dopo sono diventata capitano della mia squadra di pallanuoto, ho giocato in serie B e mi sono battuta contro qualche giocatrice della nazionale -a volte, raramente, con successo- ero brava e ci mettevo passione, grinta. A prescindere dal risultato o dalla forza della squadra avversaria io volevo dare il meglio, perché la cosa più importante era giocare. Ho subito diversi infortuni, ma non è mai diminuito il desiderio e l'amore per quello che facevo.
Restando in tema "piscina" i miei stili preferiti erano delfino e rana.
Ho partecipato a due di gare interne e le ho vinte. ho i trofei a casa. 

Ho fatto gli scout -sì, quelli coglioni con la camicia azzurra, i pantaloncini blu, con qualunque clima e condizione meteorologica- dalla prima media al primo anno di università, quindi sono stata in reparto e al clan. E avrei un sacco di esperienze da raccontare a riguardo..
Il post è lungo, magari a voi frega cazzi delle avventure scout ma per me sono state importantissime. Le canzoni, la veglia alle stelle, il fuoco la sera, le recite, le piaghe alle mani e ai piedi. I temporali che ti fanno avere paura, paura vera per la vita, le pulci, sì ho avuto le pulci. e guardare dall'alto di un monte il cammino che ti sei lasciata alle spalle, i ghiacciai perenni, l'acqua di sorgente e il latte appena munto.
Se un giorno avessi mai dei figli li manderei agli scout.

Mi piaceva talmente tanto leggere che in quinta elementare presi in prestito un libro dalla biblioteca di scuola e lo lessi nelle due ore successive, in classe, sotto al banco.
Mamma mi comprò un sacco di libri e li adorai tutti.
Non rileggo quasi mai i libri. salvo poche eccezioni.
Papà mi faceva ascoltare i Pink Floyd dal suo stereo; One Of These Days è mistica, al limite dell'allucinante quando hai meno di 6 anni.
Sempre papà ha rifornito gli scaffali di casa con le migliori registrazioni di musica classica e sinfonica.

Quando ero un po' più grandicella sono stata presa di mira dai bulli, al mio paese, perché ero diversa: non mi mescolavo ai loro giochetti e le loro"cose importanti" mi sembravano bambinate.
Molto diversa da loro. Per fortuna.
In paese non mi ci sono mai trovata, per i suoi abitanti è come se contassero solo quelle quattro teste e quelle quattro case, come se al di fuori non ci fosse niente di buono o di genuino. Sono molto limitati e chiusi.
Anche per via di ciò che leggerete tra poco sono diventata una adolescente estremamente chiusa e riservata, timidissima. Pensavo di essere brutta e mi rifugiavo nel mio mondo. Leggevo e scrivevo poesie. Ho scritto la mia prima poesia a 5 anni, era sulla primavera e sugli uccellini che facevano l'amore.
Di tanto in tanto usciva qualche guizzo di leggerezza, la piccola peste faceva capolino e a volte veniva fuori persino l'aggressività.
Non ho mai dato particolari problemi ai miei, ma ero sempre la studentessa che "se parlasse meno e si applicasse di più renderebbe risultati migliori."

Freudianamente:
Mia madre era casalinga, soggetta a crisi isteriche, non sapevo mai come si sarebbe svegliata la mattina, se di buon umore, ma non affettuosa -mai stata una donna calorosa o affettuosa-, oppure arrabbiata e pronta a colpire con parole dure e fredde. Gettava il caos intorno a sé per coprire le frustrazioni che aveva dentro. Ricordo un paio di crisi isteriche anche in pubblico, una volta fu perché non partiva la macchina e mia madre, non sapendo che fare, pensò bene di affrontare il tutto urlando e strillando, inveendo e gettando nel panico anche me e mia sorella. Fortunatamente un perfetto sconosciuto ebbe pietà di noi -tutte e tre- e la aiutò. consolando anche noi bambine. Mi ha avvilita spesso denigrandomi, paragonandomi alle amiche migliori di me.
Lei non si ama. non si sentiva amata da sua madre e da suo padre. Ha avuto difficoltà ad amare i figli. Era spesso sola, ma ci ha cresciute come meglio poteva. 
Quando ero piccola si faceva rispettare a suon di schiaffi e ancora adesso è convinta che gli schiaffi sistemino tutto. Per questo la odio. Ma non per il resto.
Dopo il mio trentesimo compleanno ha cominciato con la tiritera del "alla tua età ero già sposata" seguito dagli immancabili riferimenti al fatto che le altre signore della sua età o più giovani di lei, sono già nonne, conditi da altri riferimenti al fatto che le mie coetanee hanno già figli.
Per lei avrei dovuto tenermi il mio fidanzato storico con o senza i travagli che ho patito e per i quali non ho mai trovato il suo conforto.

Mio padre è sempre stato brusco, permaloso, ma più dolce di mia madre. Era aviatore. A volte stava via mesi per lavoro, a volte settimane, a volte stava a casa per settimane. Ogni partenza era un addio e mi sentivo abbandonata in balìa della strega che seminava il caos incontrastata.

Credo che papà, viaggiando, abbia conosciuto altre donne. Credo che mia madre lo sapesse, da come mi parlò dopo il tradimento del mio ragazzo. Ci rimasi malissimo quando trovai dei preservativi ficcanasando nella valigia in cui speravo di trovare qualche regalino portato dal viaggio.. Avevo 8 anni. Ci rimasi malissimo. Mi sentii tradita in un modo sottile, profondo.
Tradiva l'idea di unità che avevo in mente. Ma pensai che tornava a casa, che ci voleva bene.

Papà perse il lavoro da giovane, io andavo alle medie, di lì a poco morì anche suo padre e ricordo periodi terribili in casa. 
Papà soffriva di depressione e ne ha sofferto a lungo, per anni. Dormiva di giorno e di notte, stava sempre al buio, nello scantinato. Era scostante e umorale, fumava pacchetti di sigarette in un nonnulla. Era sempre incazzato e io non capivo, i miei urlavano e non nascondevano i litigi feroci.
I pranzi o le cene in famiglia si facevano spesso in tre, lui mancava quasi sempre: non si alzava dalla sua poltrona al piano di sotto, al buio nella sua dimensione rarefatta. Mamma chiedeva a me o a mia sorella di andarlo a chiamare, lui rispondeva no a fil di voce che mal celava inconsolabile tristezza, mamma buffava e si lamentava con noi figlie, si appoggiava a noi che non potevamo fare niente. Quando poi eravamo tutti e quattro seduti a tavola, la felicità di vedere papà che si univa a noi -come pensavo succedesse nelle famiglie normali- veniva puntualmente distrutta dalle recriminazioni, dagli insulti, dall'aggressività che scaturisce dall'assenza di comunicazione, dalle stoviglie rotte, dalla stizza nei modi.
Perché in effetti come fai a comprendere la depressione e le dinamiche familiari a 12 anni? 
All'epoca non capivo, mi sentivo abbandonata, iper-controllata in ogni cosa che facevo, ma emotivamente abbandonata e impotente. La casa non era più un luogo di pace e di protezione era un ring, la valvola di sfogo, solo che io non ero così io non riuscivo a sfogarmi, ho sempre condensato dentro, portando in giro una faccia finta, come se andasse tutto bene.
Ma in realtà niente va come dovrebbe. Forse è a quell'epoca che ho cominciato a scindere tra essenza e apparenza, tra quello che ero e ciò che sembravo, procurando una spaccatura tra un profondo senso di isolamento e la falsa condivisione.
Questi eventi ci segnarono molto. Diventammo quattro entità sconosciute, chiuse ognuna nel proprio dolore, il dolore indurisce i cuori e lì radica in silenzio.

Quando ero in terza media pensavo che sarei potuta tornare da scuola e trovarlo morto.
oppure pensavo che avrebbe potuto impazzire, come a volte si sentiva in tv, e ucciderci tutti.
Abbiamo avuto molti screzi, ma mio padre è un grande uomo, pieno di difetti, ma è un grande uomo.

Non ricordo una carezza o un abbraccio superati i 10 anni, a tutt'oggi mi da fastidio che i miei mi abbraccino o mi accarezzino.In generale mi da fastidio il contatto fisico da parte di persone che non sento vicine.

Non ho mai parlato a nessuno di quello che accadeva in casa nostra. Mai. Una parte di me è diventata una tomba, un sarcofago in cui finiva tutto quello che provavo, fagocitandolo.
Credo di aver sviluppato una paura intrinseca dell'abbandono e della solitudine a partire da questi eventi. Ho paura dell'abbandono. una paura folle e per contrastarlo divento fredda come il ghiaccio abbandonando io per prima. Oppure mi attacco a costo di rimetterci tutto quello che ho.
Chi non si ama difficilmente può amare qualcuno e quando cresci in un luogo in cui non ti senti amato non sai amarti; prendi e ti accontenti un po' di quel che trovi.
Ho anche sviluppato un enorme mancanza di fiducia in me stessa accompagnata da una specie di "senso di colpa" diffuso che mi ha portato ad avere grandissimi problemi successivamente.


Per colmare i miei vuoti
Mi sono svenduta, ho svenduto l'amore e affetto, amicizia e vicinanza alla ricerca di qualcosa che non sapevo cosa fosse: completezza, amore, accettazione. Mi sono accontentata, non chiedevo e in compenso davo, davo tutto è l'unica cosa che mi faceva sentire bene, non in difetto. Non mi volevo bene e forse non me ne voglio abbastanza neanche adesso. 
Mi sono lasciata plasmare, per assecondare l'amore che altrimenti non credevo di poter ricevere.
Ho scoperto solo recentemente la bellezza di qualcosa di semplice come amare qualcuno così com'è, difetti inclusi, ma non incondizionatamente, amare in modo finito una persona finita.
Ho avuto la testa infarcita di sogni, per scappare dalla realtà che vivevo, che la disney in compenso è cruda realtà.
I miei cartoni Disney preferiti di sempre sono: La Sirenetta e La Bella e La Bestia -il cartone vecchio, il film nuovo specialmente in italiano è una mezza cacata-


l'amore si fa in due
Io e il famigerato ex fidanzato siamo stati insieme  12 anni, inutile dire che pensavo fosse quello con cui avrei passato il resto della mia vita.. Per tutti, e con tutti intendo TUTTI -zii, cugini, amici, ragazzi, coppie mature, i nostri rispettivi genitori etc etc- eravamo la coppia modello.
Lui era il ragazzo perfetto, di buona famiglia, intelligente, atletico, indipendente, ottimi risultati negli studi, dolce, carino, attento e affettuoso.
Ha squarciato per primo la mia diffidenza innata, adoravo stargli vicino, credevo che tra le sue braccia niente potesse ferirmi lì il mondo finiva e con lui tutti i miei tormenti, in un suo abbraccio non esistevano più angosce, ricevevo l'amore, l'accettazione di cui sentivo la mancanza.

Ma in effetti non mi ha accettata mai così profondamente, perché molte cose di me non gli piacevano e semplicemente le ha ignorate o me le ha rifacciate e io le ho modificate.
La percezione che avevo della sua scala di valori era più o meno questa: lui era la stella di un sistema solare, attorno a lui roteavano i suoi interessi, i vari aspetti della vita, uno di questi pianeti era destinato alle relazioni affettive e io mi vedevo come il satellite di questo pianeta.
Per me invece si diventa due stelle di un sistema binario, in una relazione che non è di co-dipendenza bensì paritaria.

Eppure mi accontentavo, stavo bene con poco perché non pensavo di meritare di più. Quello che mi dava sembrava già tanto,  lui invece cercava costantemente il mio supporto e il mio appoggio.
Lo ha sempre avuto e ha sempre avuto una scusa pronta per anteporre se stesso a me.

Scrivevo la tesi ed ero proiettata in avanti, verso il passo successivo, ma percepivo distintamente che qualcosa non quadrava nella nostra storia. Poi mi sono trasferita a Torino città nuova, gente nuova, ma fondamentalmente ero sola: senza amici o parenti, persone di riferimento. Molti conoscenti che frequentavo in quel periodo erano solo di passaggio.. Mi relazionavo principalmente con i miei coinquilini.
Non dico che la mia relazione fosse il centro della mia vita, ma in quel momento non avevo altro e non per mia scelta. Non mi sono mai sentita tanto vicina e innamorata come nel periodo in cui lui ha cominciato a tradirmi.
Tre anni fa mi regalò i biglietti per andare a trovarlo in Svizzera, pensavo che stavamo benissimo, una mattina, mentre ci abbracciavamo, mi è passata per la mente il ritornello di Enjoy the Silence:

"all I ever wanted, all I ever needed is here in my life"

mai più proverò una sensazione di tranquillità come quella, è così difficile sentirsi completi e appagati; finalmente per la prima volta in vita mia io mi ci sentivo..

Neanche tre giorni dopo, ad una più accurata indagine tra le sue cose, per essere precisi tra le sue chat di Skype, ho trovato tutte le prove del suo tradimento. Prove che mi aspettavo già di trovare.
Non ho fatto scenate, non è da me.
Avrebbe potuto rispondere fin da subito, per lo meno salvando la faccia, ma ha preferito mentire.
l'uomo medio ha i testicoli solo in senso anatomico.
Io all'occorrenza ho i nervi saldissimi, il cazzo di Mazzinga e due insospettabili palle d'acciaio; lui lo ha scoperto quel giorno per la prima volta.
Dopo una sapiente tortura psicologia, svariati cocktail, qualche scena di stupida dimostrazione di vergogna, del sesso selvaggio e una sua crisi di pianto, con tremori annessi -in cui IO ho consolato lui e il suo sogno d'amore infranto-, era tutto finito.

Il senso di disorientamento che si prova quando si è traditi è enorme. Il mondo ti crolla addosso, ti manca la terra da sotto i piedi. CI si fracassa tutte le ossa in un colpo solo. Ci si sente avviliti nell'intimo e si annientano tutte le certezze. Improvvisamente si perde il valore di sé e viene distrutta la fiducia nell'altro, chiunque esso sia.
Avessi potuto friggermi il cervello per smettere di pensare lo avrei fatto. Avrei dormito 100 anni per svegliarmi solo dopo che fosse tutto finito. Avessi potuto cancellare ogni ricordo lo avrei fatto.
Ho desiderato di impazzire pur di non avere più la percezione dei miei sentimenti.
Ho odiato ferocemente il mio cuore per il dolore che mi procurava e ho desiderato con tutta me stessa che mai nessuno potesse avvicinarlo nuovamente.

Ho pianto per mesi almeno un paio di volte al giorno, i primi 20 giorni non riuscivo neanche a stare seduta per studiare. Andavo tutti i giorni per un paio di ore al giorno in bicicletta -piangevo anche mentre pedalavo- ma in compenso mi venne un culo fantastico; mai avuto un culo bello come allora.
Comunque invece di lasciarlo decisi di dargli una seconda possibilità: temevo cosa ci sarebbe stato senza di lui, che per me era tutto.
Lui continuò a trascurarmi e a dire che la nostra storia era troppo importante perché io la distruggessi decidendo di lasciarlo.
Molte amicizie si sono avventate come iene sulla carcassa, aspettavano che mi aprissi solo per poter vedere il marcio dietro l'apparenza di una bellissima storia d'amore ormai in frantumi.
Ho visto l'invidia sgorgare dai loro occhi avidi di dettagli.
Ho smesso di parlarne con i miei perché avrei recato loro dei dispiaceri troppo grandi e ho tirato avanti da sola, senza un nucleo di supporto, fronteggiando come meglio potevo gli impegni universitari.
è stato molto logorante.

Poi, il dramma, quello vero: morì suo fratello in un disgraziato incidente.
Lasciai tutto per stare con lui, per stare vicino alla sua famiglia..
Accantonai le mie pretese di attenzioni che di fronte alla necessità mi sembrarono superflue. Ero l'unica persona con cui sua madre volesse parlare ed io la ascoltavo mentre piangeva e mi raccontava del suo dolore.. Ed ero l'unica persona che lo seguisse qualunque cosa chiedesse, pur di non lasciarlo solo.

Mi sentivo già molto stanca, avevo dato tanto, e ancora di più e se non fosse stato per il tradimento subito non credo che ne sarei uscita così distrutta.
Da una parte non riuscivo ad andare avanti in quella storia perché il solo pensiero di continuare a fidarmi di lui mi gettava nel panico, dall'altra mi sentivo profondamente in colpa nel lasciare la persona che più di tutte avevo amato nel momento in cui aveva più bisogno di me.
Non riuscivo a dormire perché avevo incubi, l'ansia mi logorava, ero terribilmente instabile con tutti ed ero arrivata al limite ultimo dell'esaurimento.


Per me è esistito un prima del tradimento ed un dopo.
Io non sarò mai più come ero prima e questo mi dispiace perché sento che mi è stata strappata una parte che era mia. Quell'evento ha distrutto tutto quello in cui io credevo, mi ha lasciato domande a cui ancora adesso non so rispondere.




Fino a dove ci si può distruggere
L'estate del mio secondo anno di università morì Stefano. Era un ragazzo speciale, anzi era stato "normale" ma qualche droga gli lasciò dei brutti segni, aveva cancellato la malizia degli uomini lasciando solo l'innocenza e la vivacità dei bambini. Eppure si accorgeva di cose profonde e nascoste  che traspaiono dai piccoli gesti a cui nessuno presta attenzione. Era dolcissimo. e adesso che lo ripenso, piango.
Dissero che contrasse la polmonite e che non si volle curare.
Decise di non curare una malattia curabile. questo pensiero ruppe qualcosa in me.

Durante l'anno successivo casa mia fu un casino: mia madre assisteva mia nonna e al nonno venne diagnosticato un tumore incurabile, mia sorella fece scelte stupide, di quelle che ti cambiano la vita, mio padre era ripiombato nel suo stato apatico e depresso. Io mi occupavo della casa, degli esami, cercavo di stare vicina a mia sorella, non provai neanche a cercare aiuto fuori, non sapevo come fare a chi parlarne. Di quel periodo non potrò scordare una pentola dimenticata fuori dal frigo con del purè ammuffito dall'odore nauseabondo. Il caos.
Chiudersi ermeticamente è facile, c'erano cose di cui non si poteva e non si doveva parlare, il resto è venuto da sé. In un crescendo come quando una biglia di acciaio comincia a rotolare dapprima lentamente e poi non si ferma più.

Per diversi anni ho sofferto prima di crisi d'ansia, poi di anoressia, del tipo restrittivo. All'inizio pesavo circa 50 chili, poi ho cominciato a perderli, a misurarmi, ad avere degli obiettivi. Mangiavo porzioni ridicole di cibo, poi ho smesso di mangiare regolarmente. Credo che i miei genitori si fossero accorti del mio problema, ma che non sapessero cosa fare. Il mio ragazzo non c'era e l'unica persona che riusciva a vedere oltre e leggeva le mie ferite era Bruno.
Ero molto debilitata e una banale appendicite mi è costata un ricovero d'urgenza di 7 giorni con febbre altissima. Svegliarsi dall'anestesia è stata la cosa più figa del mondo.
Quando tornai a casa, dopo una settimana di digiuno quasi totale dovevo tenere su i pantaloni ed ero felice, ero felice che mi si vedesse l'incavo del bacino. La prima cosa che feci fu salire sulla bilancia. Con tutti gli abiti pesavo 40 kg. Mi sentii soddisfatta, avevo raggiunto un obiettivo a cui non pensavo che sarei mai arrivata. Poi mi guardai allo specchio e non mi riconobbi neanche. ero uno scheletro. facevo schifo ero bruttissima. Fu uno shock e a poco a poco, ripresi a mangiare.
In un anno presi 15 kg tondi.

Riprende a mangiare, però non significa guarire, stavo bene un periodo e poi mi sentivo sola e depressa il successivo, in questa continua alternanza di umori, mi sono progressivamente isolata. Non lo so come accada, i depressi cominciano sentendosi tristi, insoddisfatti -almeno questi erano gli unici problemi che riuscivo ad esternare- a volte alternano gli stati d'umore.. Gli intervalli di benessere si accorciavano e inevitabilmente seguivano  periodi di tristezza e sconforto sempre più lunghi e via, via più profondi. Non uscivo di casa per giorni, settimane, non volevo vedere gente,  incontrare gli amici, tutte le cose che avevo accumulato dentro non uscivano più, non mi lavavo, giravo come un fantasma tra stanze vuote.
Mi avvizzivo come un fiore che secca ripiegandosi su sé stesso. Così d'improvviso cominciarono gli attacchi di panico, che sono una cosa orrenda, ti spaccano la mente e hai impressione di impazzire del tutto. 
La sensazione è davvero quella di impazzire perché ad un certo punto, la sequenza dei tuoi pensieri precipita vertiginosamente nella paura, senza scampo e senza che ci sia qualcosa di vero a scatenarla.Il primo attacco di panico fu il giorno del compito di scienza delle costruzioni, dopo aver studiato durante le vacanze e per tutto settembre mi sedetti e mi accorsi di non sapere nulla, non ricordavo assolutamente niente, trattenendo a stento le lacrime e i tremori scappai nel bagno e vi rimasi chiusa per non so quanto tempo singhiozzando, poi ebbi paura  e vergogna che qualcuno potesse vedermi lì in quello stato e me ne andai. 
Un pianto che svuota, la tachicardia, la sensazione di non poter respirare, non come se davvero non potessi respirare, ma come se veniste trascinati giù sott'acqua e vedeste la superficie ad un metro da voi senza poterla raggiungere. 
L'inquietudine costante, la paura.. Probabilmente ero già malata di depressione da tempo quando gli attacchi di panico cominciarono a sostituirsi agli, ormai rarissimi, momenti di benessere. Tra un attacco e l'altro mi sentivo sempre più frantumata, avvilita e spenta. Ho avuto le allucinazioni, sentivo cose a caso, in momenti casuali della giornata.
Lentamente il mondo comincia ad offuscarsi, si perdono i colori, i profumi, le piccole cose che ti fanno sentire vivo e diventa tutto un film in bianco e nero perdendo definizione fino a che non rimane un grigio uniforme e opaco. 

Così lentamente tutto si spegne. Non ridi più perché sei felice, non piangi più perché sei triste, in realtà non senti la felicità e non senti la tristezza, non senti il dolore che ti consuma, non senti nulla. solo una sensazione inestinguibile di freddo.
Vedi la vita scorrere davanti a te come se tu non ne facessi parte e fossi spettatore di un film che neanche ti interessa.
Si scivola nell'ombra e L'ombra non è vita. 
Vivi, ma smetti di esserci.
Smetti di vivere e quando smetti di sentire la vita e percepisci solo la disperazione, che fondamentalmente è assenza, ormai il più è fatto..


La fine è il mio inizio:
In questo stato può capitare che casualmente ti si affacci alla mente, un pensiero definitivo, risolutivo.
La prima volta che si presenta lo scacci con noncuranza, la seconda lo consideri come un "potrei.. ", la terza lo guardi con interesse. Poi comincia ad essere il primo pensiero al risveglio e l'ultimo la sera e alla fine diventa la soluzione perché ti senti incapace e ti senti in colpa e non sai reagire, e tutti vanno avanti mentre tu no, sei bloccato e in quello trovi una via d'uscita.

Così ho progettato il mio suicidio nei dettagli. Avevo scelto il luogo, il modo affinché fosse definitivo, efficace e non desse un fardello troppo grosso ai miei genitori. L'unico rischio era la possibilità di rimanere un vegetale a vita.
La scelta che sentivo più mia era quella di lanciarmi sotto al treno merci, in una zona isolata. Non so perché ma lo sferragliare meccanico e violento mi attirava in modo irresistibile, tuttavia non si finisce sotto un treno per sbaglio... In alternativa una immagine che mi veniva spesso alla mente, ma che non avrei fatto, era quella del mio corpo appeso al balcone della camera da letto, Lì sarei trapassata avendo negli occhi per lo meno un bel panorama.

Un pomeriggio di giugno mentre ero all'università, c'erano 32 gradi all'ombra e io avevo freddo, ero seduta al sole, durante la pausa pranzo pensavo ai dettagli.  Un tipo che avevo conosciuto in quel periodo mi venne a parlare e mi disse che ero una delle persone più belle e solari che aveva mai conosciuto. Gli davo tanta forza.
Era talmente tanto grande lo strappo dentro di me che meditavo la morte e al contempo sembravo bella e solare. Quello per me fu il momento in cui decisi che era arrivato il Momento.
Festeggiai il mio 24 esimo compleanno, con pochi amici, fu come salutarli ed era fatta. fine dei giochi.

Quella sera, dopo avermi ignorata per tutto il giorno, mi chiamò l'attuale ex e mi lasciò via Skype. Lui e la sua mostruosa insensibilità, mista ad egocentrismo senza frontiere mi hanno salvato la vita.
Poi fui così furba da andarmelo a cercare per tornare insieme, ma questa è un'altra storia.

ho perso un sacco di tempo, di esperienze, di vita, a causa della depressione.
Ho perso molto tempo anche con gli studi, prima mentre ne soffrivo e poi cercando di venirne fuori.

mi sembra che sia trascorsa una vita quando guardo a quel passato.


Il cuore è, senza dubbio, il centro della mia vita.
Il mio primo innamorato si chiamava Andrea, aveva 5 anni e io ne avevo 4. eravamo all'asilo e una volta, visto che mi piaceva, gli dissi che volevo fare una foto con lui, lo presi con la mano e ci facemmo una foto insieme (mano nella mano).
Il mio primo migliore amico si chiamava Luca, io non potevo correre perché avevo l'apparecchio alle gambe, ricordo che ero seduta sulla giostra e lui la faceva girare correndo e cantando cori contro la Lazio.
Il mio primo fidanzatino -un coglione in crescenza- lo ebbi a 8 anni. Durò una settimana e poi mi prese di mira con insulti vari per i successivi 5 o 6 anni.
Alle medie ero innamorata del ragazzo più bello della scuola, che era un mio compagno di classe. e gli scrissi un biglietto firmato che gli lasciai tra i libri di scuola. Il suo compagno di banco lo scoprì e mi prese in giro per dei mesi. 

Il mio primo bacio l'ho dato io, a Bruno, mentre camminavamo per strada. Gli morsi un labbro. Avevo 16 anni, stavo per compierne 17.
Io non avevo baciato nessuno perché aspettavo quello giusto, ma poi pensai che avrei pur dovuto cogliere il momento. ero curiosa.
Meno di una settimana dopo uscii con quello che, divenne il mio fidanzato storico e 12 anni dopo, il mio ex.

La prima volta che ho fatto l'amore, esperienza romantica ma deludente, avevo 17 anni,eravamo sul suo letto, aveva curato tutti i dettagli.
La seconda è stato in macchina, per la strada.
Ho perso la verginità per sfida, avevo vinto una scommessa con le amiche della piscina e mi decisi a dargliela. -questo è meno romantico-
Ho tradito, una volta con Bruno, che ho ri incontrato qualche anno dopo il fatidico primo bacio. Non ci sono andata a letto, ma me ne ero innamorata, il ché forse è peggio.
Successivamente sono stata infedele solo per vendetta, prima con Gu, che mi interessava poco, se non per pareggiare un conto e poi con un tipo australiano. Gu mi piaceva ed è piuttosto evidente che mi presi una bella cotta, e in fondo mi piace un sacco pure adesso. l'australiano è durato poco: era asfissiante.
Poi ci sono stati svariati personaggi più o meno sensati, tra cui il più deludente di tutti: un bergamasco, che sembrava pieno di virtù e molto promettente, ma che ha la testa più chiusa, retrograda e arretrata di uno che zappa la sciara.
Poi io ho fatto la testa di cazzo mandando tutti a quel paese. Poi, come sapete, ho pensato di tornare sui miei passi.
Poi giunsi alla conclusione che in effetti stavo bene da sola e forse non ero fatta per vivere l'amore o che non ero destinata a incontrare la persona giusta per me.




Anime Gemelle
Ho molti conoscenti, pochi amici, poche persone con cui condivido integralmente i miei pensieri. 
Quasi tutti i miei amici li sento poco, li vedo pochissimo.
La mia migliore amica, con cui ho passato i migliori e i peggiori anni della mia vita la conosco da più di 20 anni. è la mia metà. Siamo cresciute insieme, abbiamo condiviso spesso le stesse gioie e gli stessi dolori.
Litigavamo come due dannate, con annessi calci e pizzicotti, ma siamo diventate inseparabili. Anime gemelle, sfioriamo la telepatia come Terry e Maggie.
Siamo uguali e siamo completamente diverse, ci completiamo.
Non ci sentiamo mai, ma quando cominciamo stiamo al telefono non  meno di 4 ore per volta.

Ho lasciato sgretolare molti rapporti con persone che reputavo cari amici, perché improvvisamente li ho visti limitati e ristretti, ho visto delle persone che non avevano nulla di più da offrirmi e alle quali non potevo dare nulla, di me perché non capivano il mio pensiero. 
Ho allontanato amici perché non c'era una simpatia, una connessione, un di più, solo una condivisione di tempo, spazi ed esperienze simili.
Per molti amici sono una psicoterapeuta o un Guro-Santone che dispensa consigli su commissione.
L'ancora di salvezza che c'è sempre quando serve una voce amica, una spalla o un supporto pensante.
Ovviamente siccome sono single, sono anche una consulente esperta di problemi di coppia e problemi relazionali.

Ho rivalutato amici, parlo di Peppe, perché pur avendo una vita semplice e molto limitata, ha un'interiorità ricca e una mente fertile. Non è chiuso al cambiamento. Ci sentiamo raramente ma parlare con lui è come respirare aria fresca.

Ovviamente Bruno è stata un anima gemella a tempo determinato. Mi piacerebbe provare nuovamente qualcosa di forte come quello che provai con e per lui.

Io e mia sorella non ci sentiamo mai. Non ne abbiamo l'esigenza, forse non abbiamo un legame strettissimo, se stiamo troppo insieme litighiamo, però siamo molto unite ed io so, che niente e nessuno potrà allontanarci..
Siamo state sole, a lungo, ma eravamo sole insieme.

Ho scoperto una amicizia interessantissima ed inizialmente pilotata con una collega, che trovo una ragazza affascinante e molto stimolante, è dotata di uno spiccato senso pratico -oltre che uno spiccatissimo- senso critico, ha un punto di vista diverso dal mio e sempre molto acuto. 
Poi amiamo il cazzo e ne parliamo in continuazione.
Ha un grosso difetto, è molto materialista, rispetto a me.

Poi c'è l'ex, che  fa strano guardarlo come se fossimo estranei perché non saremo mai del tutto estranei. Mi sto abituando all'idea di lasciarlo andare perché sento che sono cambiata moltissimo e tutto quello che c'era tra noi non ha più un fondamento su cui potrebbe basarsi. Oggettivamente penso che non fu una grande anima gemella, troppo terrestre e razionale per starmi dietro, alla lunga fu castrante e freddo. Ma in qualche modo ci completavamo e soprattutto all'inizio fu un'ancora a cui mi aggrappai e da cui credevo di trarre stabilità ed equilibrio.
Cosa quantomai sciocca, col senno di poi.


E poi, ultimo, un Calimero piccolo e nero -anche se è ariano e sta crescendo-, povero, bistrattato da questa penna virtuale che gliene ha scritte di cotte e di crude, ma tutte meritatissime: Guglielmo.
Che si è sempre guardato bene dall'entrare, se non marginalmente, occasionalmente -e in modo assolutamente controllato da lui secondo il suo gusto- nella mi vita ma che è stato chiave di volta di questi cambiamenti.
E che lui lo voglia o no è stato ed è importante.
Quindi in definitiva non è stato neanche così marginale come credeva.
E anche se ne tollero le intemperanze e non tollero le inconsistenze, alla fine mi fa simpatia, mi piace e sono orgogliosa delle sue scelte

Mi dispiacerebbe "perderlo" perché lo considero valente anche al di fuori del mero ambito sessuale.


conclusioni
Ho suddiviso in capitoletti il post, non perché io veda la mia vita come qualcosa di frammentato o non armonico, ma solo per rendere agevole la lettura, che si sa, sul web vuole essere sempre coincisa e "a colpo d'occhio".
Ho scritto questo post in un unica mattinata, appunto perché sono arrivata ad avere uno sguardo d'insieme, ampio, coinvolto ma sereno e sentivo il bisogno di togliermi pesi, corazze, sciogliere nodi.

Io guardo davvero l'insieme e l'interezza, non mi piace avere a che fare con pezzi sparsi qua e là. Un po' come nella musica classica mi piace il prodotto finale, ma non potrei mai sentire solo uno strumento. Motivo per cui non ho mai deciso di imparare a suonarne uno, avrei voluto padroneggiarli tutti.
Credo che dall'unione, dal complesso, si possano scindere le diverse parti, ma l'armonia prevede che tutte collaborino in un insieme perfetto.

E nonostante i casini e i tormenti che ha patito il mio cuore, credo che l'amore sia la cosa più semplice e armoniosa dell'universo.. E non parlo da Barbara innamorata, parlo da Barbara è sola  e pensa a cosa la fa stare bene. Perché per me, parlare di amore è qualcosa in più del romanticismo o del sentimentalismo o dello stare stretti in un lussurioso abbraccio.
Credo che siamo fatti di emozioni, che sì, sono complicate e confusionarie, ma ci uniscono come il mare lega isole altrimenti sperdute.
E le emozioni si cercano e si riconoscono le une negli altri.
Per cui trovarsi è semplicemente bellissimo. Magari è difficile, ma bellissimo.



Spezzata per gioco
avevo scritto un pezzo carino per un ragazzo che credevo essere carino.. ma mi aveva solo ingannata, ha approfittato di me, delle mie debolezze e si è rivelato essere una persona schifosa, da poco, squallida e volgare che mi ha usata solo per il sesso e mi ha buttata via nel peggiore dei modi.

Si chiamava francesco e viveva in quel rinomato buco di culo che è Santhià, e nei buchi di culo, si sa, si trovano pezzi di merda.
Nel suo caso veri e propri monti.





2 commenti:

  1. Non dev'essere facile mettersi a nudo così, o forse lo è se se ne sente il bisogno: ha l'aria di essere una liberazione, o come dici tu, a questo punto avevi la visione di insieme. Scrivi benissimo, e hai l'aria di essere davvero tenace e di vivere tutto fino in fondo. Ma soprattutto, quel che ho pensato a ogni pausa che facevo, era: che testa questa ragazza!

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    Risposte
    1. Ahahahaha una testa dura, ma duuuuuuura che più dura non si può!

      Grazie per i complimenti che mi hai fatto, io penso di essere una ragazza normale, ho fatto un sacco di errori, ho avuto un po' di sfiga, ma se mi lasciassi condizionare da tutto questo non sarebbe giusto nei miei stessi confronti, rovinerei il mio futuro e sarebbe un vero peccato.

      Comunque sì, quando guardi certe cose col giusto distacco puoi permetterti di metterti a nudo e di guardare in faccia tutto quello che è stato senza lasciare che ti condizioni

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