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sia recisa la lingua infame al mentitore che ha negato l'esistenza
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. . .


domenica 3 dicembre 2017

mitologia e parossismi


mi rimangio quanto scritto e detto fin qui, oggi ho paturnie e ubbie da vendere, la mia amica  è diventata "zia" e sarà presto madrina di un tenero batuffolino che per i prossimi mesi si limiterà a produrre cacca, vagiti e rigurgiti -la neo mamma è classe '93-.

Questo fatto ha aperto il vaso di Pandora: una quantità innumerevole di idee, ricordi, immagini vere e/o presunte si sono impadronite della mia testa, tanto che le ho dovuto chiederle di smettere di elencarmi i suoi "farò", "dirò" e "presenzierò" perché ogni parola creava una precisa figura e queste mi dilaniavano.


Non mi sento così assalita dallo sconforto dai tempi di valle di lacrime, che risale a circa un anno fa.. sono stata brava per un buon anno e adesso ogni santa fibra del mio corpo ha detto no,  magari è no solo per le prossime 12 ore, non ci vedo speranze.
per me non c'è spazio. mi chiudo, non voglio più esserci. sono triste e arrabbiata con me stessa.


Temo che la cosa che bramo non sarà mai mia e per questo mi sento esclusa a priori; ma questi sentimenti sono solo uno specchio di quello che provo più in profondità, che nascondo in fondo al cuore e che mi fa ancora più male, perché non ho perdonato, non ho dimenticato, non ho sciolto alcun legame. Ho rinnegato tutto con violenza, rinnegando anche me, il mio passato, il mio sentimento.

Non riesco ad accettare, neanche ammettere il bello che ho vissuto.
Mi fa male.


Un esempio di Barbara urlante e disperata



Quindi per giustificare il titolo, ho passato quasi due anni a piangere e urlare -solitamente al telefono- come una Banshee, poi un anno piuttosto tranquillo e ora che mi credevo libera di vagare in lungo e in largo mi ritrovo incastrata nel risentimento e nell'odio che si manifesta prepotentemente attraverso gelosie violente e non del tutto infondate.
Le insicurezze logorano e alimentano la paura.

Incapace di quietarmi.. non ho espiato i drammi del cuore che agitano nella notte le Villi.

A volte riemerge la sensazione di avere questo dolore profondissimo e nascosto, che non vuole venire fuori per essere affrontato e persiste il desiderio di scorticarmi, immagino di strapparmi la pelle dalla schiena, dalla faccia, pur di farlo uscire.
Immagino di bruciare, pur di non sentire dentro.
Strappatemi il cuore, avvelenatemi, anestetizzatemi perché io così non penso di riuscirci.


Io mi sono stufata di piangere, di avere paura, di non riuscire a fidarmi, di vivere situazioni così...

Mi sono stufata della pesantezza che ho dentro, non voglio minimamente subire altre pesantezze da fuori



AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAGGGGGGGRRRRRRRHHHHHHHHHHHH



 


2 commenti:

  1. AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAGGGGGGGRRRRRRRHHHHHHHHHHHH

    (Chi non urla in compagnia...)
    (Scusa se sdrammatizzo, non perché non comprenda le tue parole, ma forse perché le comprendo troppo e quindi cerco di strapparti sorrisi)

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    Risposte
    1. fai benissimo a sdrammatizzare e dico che più ci si sfoga meglio è: ben vengano le urla!!!

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